Creola: un percorso inclusivo di gruppi del disagio mentale in barca a vela

Il bisogno

Nell’ambito della risposta psichiatrica le tecniche e le modalità adottate sono molteplici: differenti nelle metodologie ma tutte tendenti verso gli stessi obiettivi e, soprattutto, verso l’obiettivo primario di qualsiasi operatore del settore: creare e difendere benessere.

Noi crediamo che la risposta farmacologica, per quanto importante, non sia l’unica via possibile verso quell’obiettivo primario, ma che esistano anche altre forme di intervento, presa in cura e conseguente terapia per qualsiasi tipologia di disagio psichiatrico.

Terapie farmacologiche, dunque, ma anche psicoterapie, gruppi di auto-aiuto, centri diurni e residenziali, comunità di recupero per psicotici, risposte di contaminazione sociale, rispetto dei diritti della persona: noi crediamo che questi elementi siano fondamentali almeno quanto la gestione del tempo libero, la gioia dello stare insieme, il puro divertimento del “fare gruppo” e abbiamo pensato di farlo attorno ad una barca a vela, navigando e imparando il linguaggio del mare e degli elementi che lo caratterizzano.

Vivendo quotidianamente il disagio psichiatrico e l’aria di mare abbiamo pensato di coniugare le due cose, di fondere questi due elementi in un setting di salute mentale inusuale ma, a parer nostro, non meno efficace di quelli tradizionali.

Un’esigenza nata, quindi, dalla voglia di creare nella costa marchigiana una forte alternativa alle metodologie “tradizionali”, sempre fondamentali, ma che appaiono forse un po’ statiche tanto agli operatori e volontari del settore quanto ai pazienti beneficiari di esse.

Finalità dell’iniziativa

Il progetto intende offrire ai soggetti coinvolti una presa di coscienza del proprio modo di vivere le relazioni e una possibilità di cambiamento. Infatti una barca può navigare solo se il clima che vige a bordo è improntato a promuovere l’auto responsabilizzazione, l’indipendenza e la collaborazione, come modalità di interdipendenza.

Inoltre il navigare attiva la connessione tra mente e corpo, tra corpo e anima; grazie al complice influsso della natura – attraverso il mare, il vento, il sole – l’esperienza della barca a vela agisce come una sorta di Ecoterapia, in cui il rilassamento e il contatto emozionale con gli elementi naturali, riescono a creare un allentamento di tutte le tensioni e, di conseguenza, una predisposizione ad assorbire i contenuti emotivi e psicosociali dell’esperienza.

Obiettivi specifici

Creazione della consapevolezza della positività dei rapporti interpersonali, alla presa di contatto con la realtà ed al miglioramento della qualità della propria vita. Elementi, questi ultimi, che costituiscono la finalità principale – a cui le altre concorrono – di tutto il progetto.

1. Stimolare autonomia, stima e responsabilità verso se stessi e verso gli altri, in virtù del ruolo indispensabile, per sè e per gli altri, che ognuno acquisisce nell’ equipaggio durante una navigazione. Favorire una dinamica di liberazione dei vincoli di una condizione individualista per aprirsi verso l’altro, sia esso un compagno d’equipaggio che un elemento naturale.
2. Facilitare, grazie alla particolarità del setting, il confronto con le proprie paure e incertezze per generare una maggiore resistenza alle frustrazioni e più intraprendenza nelle difficoltà.
3. Sviluppare capacità di cooperazione, partecipazione e socializzazione tra i componenti del gruppo-equipaggio; tutti elementi fondamentali per riuscire a gestire un’esperienza come la navigazione su barca a vela, in cui è indispensabile il riconoscimento dell’altrui e del proprio ruolo come elementi di un ingranaggio che ha bisogno della collaborazione di tutti per funzionare correttamente. Navigare in equipaggio richiede lo sviluppo delle capacità comunicative e relazionali.
4. Sviluppare l’acquisizione di nuove abilità pratiche e l’assorbimento del loro humus pedagogico.
5. Sensibilizzare alla conoscenza della natura e al suo rispetto.

Durata

Dopo l’avvio, ad aprile 2006, continuerà fino a tutto il 2007.

Principali risultati attesi

* Diminuzione dei ricoveri dei pazienti utenti del progetto
* Diminuzione delle ore passate in famiglia o a casa, cioè alleviare il carico del disagio sulle famiglie
* Rimodulazione delle terapie farmacologiche
* Creazione di un gruppo lavoro attorno alla barca per la formazione professionale individualizzata e possibile creazione di un cantiere ove cominciare a effettuare riparazioni, rimessaggi, costruzione di piccole imbarcazioni.

Aspetti innovativi

Il progetto “A gonfie vele” rappresenta, uno dei pochissimi progetti del genere a livello nazionale nonché in assoluto il primo tentativo di avviare un’attività così particolare a livello regionale. Un primo tentativo l’anno passato riguardò qualche uscita in mare grazie all’impegno della medesima equipe di operatori e a un armatore che concesse la propria imbarcazione volontariamente.

Libera.mente nasce nel luglio del 2002 da un gruppo di familiari di persone con disagio psichico. La decisione di costituirsi formalmente in ONLUS è sofferta, perché comporta la necessità di “uscire” sul territorio e rendersi visibili.
La riflessione dura diversi mesi, ma alfine il ristretto gruppo fondativo, formato da sei persone, si convince e decide per la nascita di “Libera.mente”.
Come cifra della nostra costituzione viene scelta una frase di Petronio, “Sol omnibus lucet”, tratta dal Satyricon; intendendo con ciò che, così come il sole splende per tutti, anche i diritti di cittadinanza debbono coinvolgere tutti i cittadini, a prescindere dal loro stato.
L’associazione si presenta e si fa accreditare, dopo l’iscrizione nel Registro Regionale, nei livelli istituzionali: Comune, Provincia, Regione Marche; nei livelli sanitari: Asur Zona n.3, Dipartimento di Salute Mentale; media locali.
D’accordo con alcuni intellettuali, viene istituito il Comitato Etico della Salute Mentale; il taglio culturale dei componenti è del tutto trasversale: il docente universitario laico, il professionista, il saggista cattolico, il parroco, il portavoce dell’associazione:

Paolo Bonetti docente di bioetica Università di Urbino
Gabriele Ghiandoni scrittore
Samuele Giombi saggista
Vito Inserra presidente di Libera.mente
Manuela Isotti avvocato
Mauro Magnani docente di biochimica prorettore vic. Università di Urbino
Vincenzo Solazzi parroco Santa Famiglia

Il Comitato Etico, in maniera autonoma rispetto all’associazione, costituisce la sentinella di traguardo che registra e legge i comportamenti, i pregiudizi, le paure, della società civile e dell’opinione pubblica nei riguardi del disagio psichico.
Concorre a spiegare e a combattere tutti gli aspetti che possono alimentare la resistenza all’abbattimento dello stigma in questa particolare e pruriginosa materia. E, in ciò, si ispira all’indicazione netta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel senso della conoscenza e dell’informazione sulla salute mentale come impegni principali, per tutti gli Stati aderenti, nella battaglia contro il pregiudizio (Gro Harlem Bruntenland, direttrice generale OMS).
Gli obiettivi specifici di attività per Libera.mente vanno ricondotti ai seguenti:
– favorire un’interazione fra temi e attività di tipo culturale;
– permettere ai singoli cittadini di indagare il tema della salute mentale;
– portare la comunità di Fano a dibattere la tematica;
– accreditare Fano come promotore di iniziative coraggiose e coerenti, come punto di riferimento per altre geografie.

In sintonia con quanto enunciato, Libera.mente entra a fare parte dell’equipe tecnico-politica del Servizio di Sollievo; contribuisce all’apertura della Struttura Riabilitativa e Residenziale del Bevano; presenta il progetto per un centro socio-educativo “Casa Jenny”; organizza seminari di comportamento psicosociale; organizza una Rassegna Cinematografica integrata.
Tutto ciò allo scopo di contribuire, nel lungo periodo, attraverso azioni integrate e coordinate, a:
– ridimensionare approcci pregiudiziali e rappresentazioni sociali votate ad escludere dalla vita relazionale le persone che soffrono del disagio psichico;
– abituare i cittadini a non applicare meccanismi di rimozione nei confronti del proprio e dell’altrui disagio, con il rischio di allontanare il momento dell’accettazione del proprio stato e della presa in cura del problema.

Ancora sollecitata da ambienti esterni alla città di Fano, e comunque interessati al contesto del disagio psichico, Libera.mente costruisce, con altri di altre associazioni in diverse province marchigiane, il Tavolo Regionale della Salute Mentale delle Marche.
Il Tavolo prende il suo avvio nel mese di marzo 2004 e si definisce nel mese di ottobre dello stesso anno.
Ha al suo interno 9 un’assemblea generale delle associazioni aderenti, un Esecutivo composto di cinque persone, un Segretario come referente.
Compito del Tavolo è quello di interfacciarsi con l’Ente Regione, ormai preposto a gestire e a decidere su politiche sanitarie e sociali (vedi la riformulazione del Titolo V della Costituzione).
Le associazioni in esso confluite sono dodici e sono rappresentative di tutte le province della regione. Ne fanno parte anche gruppi familiari, cittadinanza ed utenti. Le componenti di riferimento con richiamo extra regionale guardano alle agenzie UNASAM, PSICHE2000.
Il resto è un’interessante presenza di gruppi e associazioni libere.
Il Tavolo si è presentato a: Presidente Consiglio Regionale, V Commissione Permanente, Assessorato Politiche Sociali regionale, Assessorato Sanità regionale.
Ha concorso alla formazione della nuova Consulta Regionale della Salute Mentale ed ha un taglio che lo caratterizza e che si riconduce al concetto di partecipazione ai progetti, alle decisioni e quindi alla concertazione su tutte le questioni che investono la salute mentale nella regione Marche.
Ciò comporta ed obbliga ad una visione culturale nuova e moderna che è quella della democrazia partecipata, cosa questa che rimette in discussione il concetto stesso di rappresentanza, così come è stato inteso fino a poco tempo fa.